martedì 10 novembre 2009

Non solo clan nel governo

È interessante capire quanto una parte del ceto politico ha bisogno dei clan per garantirsi una affermazione, non solo elettorale, sulla governance dei processi economici del proprio territorio. Questa parte del ceto politico non intende più affidarsi alla forza della democrazia, ma ha inteso introdurre una nuova forza direttamente nella legittimità della conquista del potere politico-amministrativo. E' stato introdotto un nuovo elemento di forza che agisce direttamente sulla destabilizzazione del voto elettorale nella sua fase di composizione dei soggetti politici in campo. Una forza invisibile che aiuta direttamente a dare una immagine di forza unificante al candidato alla poltrona del governo della città. La vera novità della politica delle nostre città è questa nuova soggettività che da fiancheggiatrice diventa promotrice di un nuovo modello di cultura politica, in quanto usa metodi decisionisti e raggruppanti delle forze divise da molteplici interessi individuali e di lobby.
L’assenza di una capacità di analisi politica e di critica al potere costituito, comporta ulteriormente lo smarrimento di qualsiasi minimo progetto di trasformazione della città. Ma anzi si ripropongono le stesse forme di potere organizzato come unico modello vincente e ben collaudato nella gestione del potere poltico amministrativo, riaffermando quello che comunemente chiamiamo dominio sulla città.
Ed è proprio questa idea del dominio che spinge parte del ceto politico ad aprire le porte della città al clan, che rappresenta al momento l’ideale di organizzazione politica economica più efficace ed efficiente in presenza di una conflittualità di una serie di soggetti lobbistici presenti nel sistema democratico.
Potremmo ulteriormente tentare di ipotizzare che il ceto strettamente politico rivolge il suo sguardo ed attenzione alla forma di organizzazione che in questo momento storico riesce più facilmente a contrastare e a dominare la forte pressione del ceto lobbistico economico.
Il ceto politico si difende dallo strapotere dell’economia in politica introducendo come proprio alleato la forma organizzata del clan, che ricompone in una efficace sintesi politica ruoli e competenze in un sistema dove l’armonia tra le parti è fondamentale per la distribuzione della ricchezza della spesa pubblica . Pasquale Testa
foto di Stefano Renna

Cosentino Connection

A un anno dalle inchieste de L'espresso la magistratura ha chiesto l'arresto per Nicola Cosentino. E' accusato di "concorso esterno in associazione camorristica". Ecco tutte le dichiarazioni dei pentiti su di lui.
Nicola Cosentino è accusato di "concorso esterno in associazione camorristica" dalla procura di Napoli, che ha inoltrato una richiesta di autorizzazione a procedere alla Camera. A poco più di un anno dalle inchieste de L'espresso sui legami tra il sottosegretario all'Economia e il clan dei Casalesi, le indicazioni dei pentiti e le indagini hanno portato i pm Alessandro Milita e Giuseppe Narducci a chiedere al gip una misura cautelare. Trattandosi di un deputato, il gip - come stabilisce la legge - ha disposto la notifica dell'ordinanza al Presidente della Camera, con richiesta di autorizzazione all'esecuzione del provvedimento.
La documentazione sarà poi inviata alla giunta per le autorizzazioni a procedere di Montecitorio, che dovrà formulare una proposta per l'Aula. La posizione di altri indagati coinvolti nello stesso procedimento, sui quali pendono richieste di misure cautelari, sarebbe stata stralciata. Le voci su Nicola 0' americano, come lo chiamano nella natia Casal di Principe, si rincorrevano da settimane. Nonostante tutto, il Pdl locale lo aveva espressamente candidato come futuro governatore della Campania. Di seguito i verbali dei pentiti e le inchieste de L'espresso sui rapporti con la camorra di Cosentino.

Articolo di Emiliano Fittipaldi tratto da "L'espresso" del 9 novembre 2009